[La Juventus vince 3-0 contro l’Atletico Madrid. E chi se ne frega!]

Chi ama il Cagliari non adora o strizza l’occhio ad altre squadre. A chi scorre nelle vene il sangue rossoblu mai e poi mai si genufletterà innanzi alla Vecchia Signora

Davide Zedda
13/03/2019
Il Punto del Direttore
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La Juventus batte 3-0 l’Atletico Madrid, ribalta il 2-0 dell’andata in Spagna grazie alla tripletta di Cristiano Ronaldo ed accede ai quarti di finale di Champions League. Bene, e chi se ne frega!

Sarà stata certamente una gara esaltante (personalmente non l’ho vista) ma ritengo che nulla abbia a che fare con il Cagliari.

Pare un’ovvietà, ma non è così. È infatti sufficiente fare un rapido giro sui social per notare quanti (davvero tantissimi) “tifosi” rossoblu (e più in generale sardi) siano in delirio, ammirazione e “sbavanti” al cospetto della magica serata a tinte bianconere (che tristi colori).

Non può esistere una doppia fede calcistica, così come non ne esiste una religiosa.

Non si possono avere due mogli, ma il tradimento è pratica (e “costume”) tristemente diffuso, tanto all’interno del Matrimonio quanto nel calcio.

Chi ama il Cagliari non adora o strizza l’occhio ad altre squadre. A chi scorre nelle vene il sangue rossoblu mai e poi mai si genufletterà innanzi alla Juventus.

“Il nostro Scudetto ne vale dieci dei loro”, ebbe a dire Gigi Riva.

E scusate se scomodo il mito. La Juventus fece di tutto per portare Rombo di Tuono a Torino, senza mai riuscirci. Neppure quando Boniperti arrivò a mettere sul piatto un miliardo più nove (sì, 9) giocatori tra i quali Bettega. No secco di Gigi, no secco dei tifosi del Cagliari.

Non si finisca per disperdere definitivamente memoria storica e dignità sportiva. Si eviti il qualunquismo “giustificativo” che passa per la becera affermazione “ma quelli erano altri tempi, un altro calcio”.

E non lo si faccia a pochi giorni dal 15 marzo. Già, il 15 marzo 1970. Chissà in quanti ricordano cosa accadde di drammaticamente memorabile e meraviglioso in quella grigia domenica al Comunale di Torino.

Quel pomeriggio, davanti a 70 mila spettatori, Riva e compagni (contro tutto e tutti, Arbitro Lo Bello in primis) conquistarono un 2-2 (doppietta di Gigi) che ipotecò lo Scudetto. Per la Juve seconda in classifica a due punti dal Cagliari capolista non ci fu più nulla da fare. Al triplice fischio il tricolore era ormai ad un passo dalla Sardegna, fiera ed orgogliosa di vincere ed affermarsi alla faccia dei “Savoia”.

Facciamo come Riva. Si ami soltanto una maglia: la vecchia e gloriosa rossoblu con i 4 mori al petto.

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